Tanti appassionati, sedendosi in una vettura da corsa, iniziano a sognare ad occhi aperti, immaginandosi col casco in testa mentre affrontano un tracciato che amano particolarmente!
Io no. Strano vero? Probabilmente questa constatazione nasce dal fatto che, in quell’abitacolo, mi ci sono seduto a 40 anni. Ma c’è di più, molto di più.
La mia è una passione viscerale verso il “limite”! Ve ne sarete accorti dai brevi racconti che ogni tanto faccio, dove esalto il singolo gesto, la singola manovra quasi irripetibile, compiuta da un Pilota.
Il mio approccio alle gare è sempre lo stesso. Controllo il record fatto nella categoria che mi interessa l’anno precedente e vado ad assistere ad un nuovo assalto.
Questo studio non è mai banale. Verifico che meteo c’era, che gomme, telaio e motore erano stati usati, ed ecco che, una volta sedutomi su un muretto, ho il quadro ben chiaro di cosa sto per vedere.
Ad esempio, questo è lo spirito che mi ha portato fino a Mickhausen per vedere affrontare al limite la “S” Regal, o in Svizzera per il Grippon, la curva più veloce del parco salite, fatta da Faggioli a 240 km/h.
Ora nella mia testa c’è il desiderio di vedere su quel display 241…
Ed il “muro” dei 9 minuti al Bondone?
Insomma, numeri che sanno d’impresa! Gesta per il quale, essere spettatori, è un privilegio!
Questa progressiva escalation di passione per la velocità pura, mi ha allontanato anni luce dall’abitacolo delle auto da corsa perché ho sempre pensato:” Non voglio essere uno dei tanti, e non ho il talento per essere uno dei pochi!”
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