Correva l’anno 2004….Tiriolo
Era un gelido Aprile e, per la prima volta, la Ponte Corace – Tiriolo apriva la stagione motoristica in Salita. Fu una gara particolarmente ricca di contenuti. Tra tutti, ci fù l’esordio dell’accoppiata Faggioli/Marangoni. Arrivato sul tracciato, pensai di andare a vedere una curva in particolare che mi aveva da sempre affascinato e dalla quale non avevo mai assistito alla gara. Trovai il posto per parcheggiare l’auto 100 mt. più giù, ed andai a piedi con mia moglie verso quella meta. Da lontano scorsi la sagoma di un mito delle salite, “Don Mimì”, che, da solo, aspettava le rimanenti due ore che mancavano all’inizio della manifestazione. Ci abbracciammo felicissimi di poter assistere alle due salite di prova insieme.
Ad ogni vettura che passava aveva da ridire sulle traiettorie, stili di guida, marce sbagliate! Credo di aver imparato più cose sulla guida in salita in quelle 5 ore che in 39 anni di gare! Ma le cose impressionanti per me furono due! La meticolosità dei suoi punti di vista era maniacale! Un vero perfezionista. Non lasciava nulla al caso, anche se si trattava solo di far capire ad un appassionato come stavano le cose in tutti i settori che compongono la performance finale! Poi, improvvisamente, ammutolì….chiuse gli occhi…e dal rettilineo lontano 1 km da noi, iniziò a contare le marce, a simulare la staccata ed a scuotere la testa!
Che stava succedendo? Stava salendo Carlo, il figlio. E credetemi se vi dico che Don Mimì non era più al mio fianco, ma nell’abitacolo con Carlo! La scena si ripeté quando toccò all’altro figlio, Emilio. Stesse espressioni, solo scosse la testa in un altro punto!
Avrete capito che io avevo smesso di guardare le prove per non perdere neanche un secondo di quello che stava accadendo!
Finì la prima manche di prova e le vetture iniziarono a scendere! Lui scavalcò il rail e si mise quasi in mezzo alla strada. Io continuavo ad osservare senza disturbarlo. Lo salutavano tutti i piloti in discesa, ma lui ricambiava con una mano timidamente alzata, come se non volesse distrazioni! Avrete già capito….il MITO, aveva tutto in mente e non doveva dimenticare nulla di quello che io credo fosse una “telemetria vivente”.
Arrivarono i figli in successione e lui gli fece segno di accostare e fermarsi. Andò prima da uno e poi dall’altro dicendogli cosa avevano sbagliato e cosa potevano/DOVEVANO migliorare nella seconda manche! Indimenticabili le facce di Carlo ed Emilio che, quasi con stupore, avevano capito che gli parlava di tratti ben distanti da dove lui in realtà aveva osservato la manche!
Non avevo mai raccontato a nessuno questa mia esperienza ed oggi, in occasione del suo compleanno ho deciso di fargli questo regalo! Tanti auguri MITO!!!
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